Porti e salute
Molti porti italiani si trovano integrati all’interno dei centri urbani, una caratteristica che espone quotidianamente le popolazioni locali a significative pressioni ambientali. In particolare, l’inquinamento atmosferico e acustico rappresentano le principali criticità per la salute pubblica. Questa situazione solleva importanti questioni di equità ambientale: le comunità che vivono e lavorano nelle vicinanze dei porti risultano infatti più vulnerabili alle esposizioni inquinanti e ai conseguenti rischi sanitari.
L’inquinamento atmosferico ha un impatto determinante sulla salute delle persone. In Italia, si stima che la mortalità dovuta all’inquinamento atmosferico raggiunga le 50.000 unità annue. Le emissioni atmosferiche nelle città portuali provengono da diverse sorgenti legate alle attività del porto. Le navi, sia in fase di manovra che di ormeggio, rappresentano una fonte primaria, insieme ai veicoli pesanti, ai mezzi portuali e ai veicoli in transito per l’imbarco. I principali inquinanti interessati sono: particolato (PM10 e PM2.5), ossidi di azoto (NOx), anidride solforosa (SO₂), monossido di carbonio (CO) e composti organici volatili (VOC). L’utilizzo di carburanti navali ad alto contenuto di zolfo e i processi di combustione liberano inoltre sostanze particolarmente nocive come metalli pesanti (vanadio e nichel), black carbon e idrocarburi policiclici aromatici.
Diversi studi scientifici collegano l’inquinamento atmosferico generato dal traffico navale a un’ampia gamma di patologie, con particolare impatto sull’apparato respiratorio e cardiovascolare. Il particolato fine (PM2.5) e il biossido di azoto (NO₂) sono associati a incrementi di mortalità per malattie cardiache, ictus, tumori polmonari e malattie respiratorie croniche. Fra le malattia riscontrate dagli studi risultano anche diabete, malattie neurodegenerative, e altri disturbi.
L’inquinamento acustico rappresenta un altra pressione significativa nelle città portuali. Il rumore legato ai porti proviene da varie sorgenti: all’interno dell’area portuale, i motori delle navi (sia in navigazione che con generatori ausiliari accesi durante l’ormeggio), le operazioni di carico e scarico e i macchinari portuali generano elevati livelli sonori. All’esterno, il traffico veicolare indotto dal porto – camion e mezzi logistici – contribuisce ulteriormente al rumore ambientale.
Storicamente, il rumore portuale è stato spesso sottovalutato e assimilato genericamente al rumore industriale, senza considerarne le specificità. Tuttavia, la crescita dei traffici marittimi ha reso questa fonte sempre più rilevante, tanto che oggi il rumore delle navi e delle attività portuali è riconosciuto tra le principali cause di esposizione acustica per le zone adiacenti ai bacini portuali.
Su scala europea, il rumore ambientale rappresenta la seconda minaccia per la salute pubblica dopo l’inquinamento atmosferico. Oltre 100 milioni di cittadini dell’Unione Europea sono esposti a livelli nocivi di rumore cronico, condizione che contribuisce a circa 48.000 nuovi casi di cardiopatie ischemiche e 12.000 morti premature ogni anno.
Nelle comunità portuali, il rumore notturno generato dalle navi in sosta e dalle operazioni terminalistiche può causare insonnia, stress cronico e una significativa riduzione della qualità della vita dei residenti.