Promuoviamo la sostenibilità dei porti e la tutela della salute
Il progetto mira a stimare l’impatto dei porti sull’ambiente urbano e sulla salute dei cittadini per contribuire a indirizzare gli interventi futuri
Scopri di piùGenova
MAR LIGUREUn hub commerciale con collegamenti verso tutto il mondo. Serve anche rotte passeggeri verso i principali porti del Mediterraneo.
EsploraAncona
MARE ADRIATICOÈ un porto cruciale per i collegamenti tra Italia, Grecia, Croazia e Albania, nonché un avanzato centro cantieristico.
EsploraPiombino
MAR TIRRENOImportante snodo passeggeri verso le isole del Tirreno. L’attività commerciale è legata alle acciaierie.
EsploraCivitavecchia
MAR TIRRENOIl porto fa parte del network Porti di Roma e si trova al centro del sistema logistico che collega il centro Italia al resto del mondo.
EsploraBari
MARE ADRIATICOÈ il principale scalo di collegamento merci e passeggeri con la zona balcanica e il Medio oriente.
EsploraBrindisi
MARE ADRIATICOÈ un porto turistico, commerciale e industriale importante per i collegamenti con i Balcani e la Turchia.
EsploraCagliari
MAR TIRRENOIl porto ha un ruolo importante per i collegamenti del capoluogo sardo con la Sicilia e la penisola italiana.
EsploraI porti italiani
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Leggi tutteVerde urbano e salute: un convegno a Milano il 6 ottobre 2025
La ricerca scientifica italiana sta rivelando una verità sempre più evidente: il verde urbano può contribuire in modo sostanziale alla riduzione degli inquinanti e alla mitigazione degli effetti del clima come le ondate di calore. Se ne è parlato al Boscoincittà, parco pubblico di Milano gestito da Italia Nostra e primo esempio di forestazione urbana in Italia, in un convegno organizzato dai due progetti PNC del Ministero della salute, Salpiam e Clima, co-benefici di salute ed equità (in allegato il programma). In Italia, dove ogni anno si registrano circa 14.500 decessi attribuibili alle alte temperature e oltre 70.000 morti per inquinamento atmosferico da particolato fine, il verde urbano svolge un ruolo cruciale nel mitigare questi rischi, come ha ricordato Paola Michelozzi di DEPLazio. Oltre a mitigare gli effetti dell’inquinamento e delle ondate di calore , diversi studi epidemiologici hanno evidenziato anche possibili effetti diretti sulla salute del verde urbano: le ricerche mostrano che le persone che vivono in aree povere di vegetazione hanno un eccesso di mortalità del 4-5% rispetto a chi abita in zone più verdi. Diverse revisioni sistematiche concordano anche nell’evidenziare che il verde migliora lo sviluppo cognitivo, migliora l’attenzione e riduce il rischio di demenza nel corso della vita; alcune condizioni mentali (es. depressione) sono risultate associate agli ambienti edificati privi di spazi verdi. Diverse revisioni sistematiche hanno sintetizzato le prove relative all’esposizione materna agli spazi verdi segnalando livelli più elevati di verde associati a minore probabilità di esiti negativi come il basso peso alla nascita. Infine gli spazi verdi hanno effetti benefici sulla salute incoraggiando l’attività fisica e la coesione sociale. Ma c’è un elemento che sta emergendo come fondamentale: non tutto il verde è uguale. La ricerca sta dimostrando che ciò che conta davvero non è tanto la superficie coperta da vegetazione, quanto il suo volume. Gli alberi, in particolare, sono insostituibili. Su questo, accanto ad altri interventi, ha insistito anche Enrica Roccotiello (Università di Genova) del progetto Salpiam, che ha richiamato la sua ricerca sull’importanza di selezionare le specie arboree a difesa dell’inquinamento della città portuale anche in considerazione del loro potere di catturare polverio e ossidi di azoto. Taxus baccata, il comune tasso, è emerso come una delle specie più performanti grazie alla sua elevata densità fogliare e alla sua straordinaria capacità di catturare le frazioni più fini e pericolose per la salute umana del particolato atmosferico. Questi risultati stanno confluendo in uno strumento digitale che aiuterà amministrazioni e progettisti a scegliere le specie più efficaci nel purificare l’aria delle nostre città. (Per approfondire vedi qui). Al Convegno sono stati portati altri esempi – dal Parco delle energie a Roma nel quartiere Pigneto-Prenestino (Chiara Badaloni, DEPLazio, al parco Trotter di Milano (ATS Milano) – di effetti positivi sulla salute. Nel Sud Italia, i ricercatori Giovanni Sanesi (Uniba) e Valerio Giannico hanno riferito delle ricerche svolte a Bari e Taranto. Utilizzando la tecnologia LiDAR, hanno mappato in 3D il verde delle due città misurando non più solo la copertura vegetale, ma il volume degli alberi. Durante l’estate del 2025, sensori fissi e mobili hanno registrato temperatura e umidità dentro e fuori i parchi, questo dato è utile per la realizzazione di mappe microclimatiche dettagliate. Ricerche precedenti hanno mostrato che il volume verde è fortemente associato a una migliore salute mentale, misurata attraverso un minor consumo di farmaci. A Bari e Taranto attraverso l’utilizzo di diverse risorse informative (3D, mappe termiche , sonde termiche, coorti di cittadini, etc.) sarà possibile trovare relazioni scientificamente supportate tra presenza di verde (alberi) e salute umana. Il messaggio è chiaro: “È importante avere il verde, ma soprattutto è importante avere alberi”. Una delle intuizioni più promettenti degli ultimi anni è il concetto di “co-benefici”, ricordata da Francesca De’Donato di DEPLazio. Ogni azione intrapresa per affrontare i cambiamenti climatici può generare vantaggi immediati per la salute. Prendiamo la mobilità attiva: camminare o andare in bicicletta invece di usare l’auto non solo riduce le emissioni, ma aumenta l’attività fisica e diminuisce l’esposizione all’inquinamento. Ed è una soluzione accessibile a tutti, a differenza delle costose auto elettriche. Il raffrescamento urbano attraverso il verde, pavimentazioni riflettenti e ombreggiature efficaci riduce direttamente la mortalità legata al calore. Nonostante le evidenze scientifiche siano sempre più solide, il passaggio dalla conoscenza all’azione rimane difficile. Solo il 15-20% dei comuni italiani ha un Piano del Verde, e anche quando esiste, raramente è davvero integrato negli strumenti urbanistici. Un limite questo messo in risalto anche nella discussione che ha visto intervenire Damiano di Simine di Legambiente, Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, xy di Cittadinanza attiva, Lucia Bisceglia (Ares Puglia) e Giorgio Vacchiano (UNIMI e Climate media center Italia). Qui per vedere la registrazione dell’evento.
LeggiAncona: SalPIAm presenta le ricerche in corso su ambiente e salute nelle città portuali
Il 10 luglio si è svolto l’incontro pubblico “Sostenibilità per l’ambiente e la salute dei cittadini nelle città portuali in Italia”, in cui il progetto Salpiam è stato presentato alle autorità e agli stakeholder presso la sede dell’Autorità portuale di Ancona. Alla coordinatrice di Salpiam Lucia Bisceglia il compito di inquadrare il progetto nelle sue varie parti: dalla caratterizzazione della qualità dell’aria delle aree portuali in esame a cura dell’ISPRA, alla revisione sistematica della letteratura, lo studio degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla popolazione alla valutazione di impatto sulla salute di aria e rumore. Di particolare interesse anche l’analisi dei guadagni di salute considerando gli scenari di interventi migliorativi degli ambienti portuali (fra gli altri, elettrificazione delle banchine, istallazione fonti rinnovabili, gestione del traffico in entrata e uscita, creazione di barriere verdi per mitigare l’inquinamento di polveri e NOx). All’incontro hanno partecipato con interventi non formali il sindaco Daniele Silvetti, il direttore di ARPA Marche Sergio Ceradini, il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centrale Vincenzo Garofalo, il dirigente del settore prevenzione dell’ARS Marche Fabio Filippetti, il Comandante NOE di Ancona tenente Antonio De Santis. Scarica la locandina (pdf)
LeggiGenova: al via campagna intensiva di monitoraggio del particolato nell’area portuale
È stata avviata il 10 giugno a Genova una campagna intensiva di monitoraggio del materiale particolato, che prevede la raccolta di campioni in 8 punti, e la successiva caratterizzazione chimica estesa ad elementi e composti che non sono normalmente rilevati dalle analisi di routine.L’obiettivo è quello di studiare il ruolo relativo delle varie sorgenti di emissione che insistono nell’area.I mini-campionatori installati consentiranno di raccogliere campioni rappresentativi della concentrazione media in diversi periodi stagionali, nel corso di un anno. Questo consentirà di valutare la variabilità temporale dei vari componenti del particolato oltre che la variabilità spaziale.Rispetto ad altri studi svolti in passato questo studio permetterà di raccogliere informazioni anche sull’area portuale di Ponente. Inoltre, in quattro degli otto punti sono stati installati due campionatori in parallelo, in modo da poter effettuare una caratterizzazione completa di tutti i componenti del particolato. Mediante tecniche statistiche sarà poi possibile a partire dai risultati analitici effettuare una stima del contributo relativo delle varie sorgenti (porto, traffico, riscaldamento ecc..).Le informazioni raccolte saranno utili anche per aumentare le informazioni disponibili per il caso studio di Genova, che prevede l’analisi dell’interazione tra le specie vegetali urbane più comuni e il particolato atmosferico (PM), con particolare attenzione all’inquinamento derivante dalle attività portuali (traghetti, navi da crociera, navi cargo, raffinerie, ecc.).Le campagne sono state progettate da ISPRA, ARPAL e Università degli studi di Genova.L’attività di campionamento è svolta sul campo da ARPAL. Le numerose analisi di caratterizzazione saranno svolte dai diversi laboratori specializzati di ARPAL, ISPRA e Università di Genova.
LeggiNuova Direttiva UE su qualità dell’aria: i porti inseriti tra i “punti critici di inquinamento atmosferico”
Nel mese di ottobre 2024, il Parlamento europeo ha approvato la nuova Direttiva (UE) 2024/2881 sulla qualità dell’aria, che sostituirà la Direttiva 2008/50/CE. Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 20 novembre 2024, è entrata in vigore il 10 dicembre dello stesso anno. Gli Stati membri avranno due anni per recepirla nei rispettivi ordinamenti nazionali. Questa direttiva si inserisce nel percorso avviato nel 2013 con il programma “Aria pulita per l’Europa”, che aveva già evidenziato la necessità di fissare nuovi obiettivi per il 2020 e il 2030. La nuova direttiva stabilisce standard più severi per la qualità dell’aria, da raggiungere entro il 2030, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del Piano d’azione dell’’UE: “Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo”della Commissione europea che, tra gli altri, mira a ridurre l’inquinamento atmosferico a livelli non più dannosi per la salute umana e per gli ecosistemi. Il piano d’azione fissa alcuni obiettivi da raggiungere entro il 2050, come il miglioramento della qualità dell’aria per abbassare almeno del 55 % il numero di morti premature provocate dall’inquinamento atmosferico e la riduzione del 25 % degli ecosistemi dell’Unione europea in cui l’inquinamento atmosferico minaccia la biodiversità. Tra le principali novità della nuova Direttiva figurano l’introduzione di limiti giornalieri per il PM2,5 e l’NO2, che si aggiungono ai limiti annuali già previsti. Inoltre, viene stabilita una nuova disposizione che impone una riduzione progressiva dell’esposizione media della popolazione al particolato fine (PM2,5) e al biossido di azoto (NO2), valutata a livello delle unità territoriali regionali, avvicinandosi ai livelli indicati dall’OMS nelle raccomandazioni 2021. Un’ulteriore misura riguarda l’introduzione di soglie di allerta per l’esposizione a breve termine a concentrazioni elevate di PM10 e PM2,5, che si aggiungono alle soglie già esistenti per il biossido di azoto (NO2) e il biossido di zolfo (SO2). Questi nuovi parametri mirano a incentivare interventi strutturali e coordinati in diversi settori, dall’agricoltura all’industria, fino all’edilizia e alla mobilità. Una novità significativa riguarda il settore portuale. Infatti, tra i “punti critici di inquinamento atmosferico”, definiti come le aree all’interno di una zona con le più alte concentrazioni di inquinanti, a cui la popolazione potrebbe essere esposta direttamente o indirettamente, sono stati inseriti anche i porti. In passato, i porti erano considerati genericamente fonti industriali, ma oggi si riconosce il loro ruolo come snodi di traffico pubblico, privato e commerciale, sia leggero sia pesante. Le emissioni derivanti dal transito e dalla sosta delle navi, sommate a quelle dei veicoli a terra, possono infatti creare veri e propri “hot-spot” di inquinamento locale. Per affrontare questa problematica, la direttiva prevede l’avvio del monitoraggio delle particelle ultrafini in alcuni punti di misura individuati, sottolineando la necessità di azioni mirate per ridurre l’impatto ambientale di queste aree strategiche.
LeggiPOLITICHE E BUONE PRATICHE
Le migliori politiche per la sostenibilità e le buone pratiche ambientali degli scali italiani ed europei
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